26.3.22

ALLA SCOPERTA DI NEWMAN 13 -

 Pronto per il Paradiso - L'ultima messa, 1890

Il Cardinal Newman aveva avuto una vita intensa, con esperienze molto diverse, nuovi inizi, fallimenti e successi, amarezze e riconoscimenti; aveva studiato e lavorato molto e coltivato grandi amicizie. L’anno dopo la nomina a cardinale egli compì 79 anni e la sua salute cominciò a peggiorare. Nel 1880 ebbe alcuni ictus nel giro di un solo anno, così divenne per lui molto faticoso camminare, muoversi e scrivere. Comunque ogni volta, appena si sentiva meglio ricominciava a ricevere visite e a rispondere alle lettere,  con l’aiuto di un altro sacerdote a lui affezionato. Continuò inoltre a predicare, studiare e scrivere:  completò la traduzione dei testi di Sant’Atanasio, vescovo che Newman ammirava molto perché aveva difeso la dottrina della divinità di Cristo nel concilio di Nicea. Nel 1881 il Cardinal Newman riuscì ad andare a trovare il Duca di Norfolk a Londra e tenne un’omelia a Oxford. In questo periodo il grande pittore John Millais gli fece il famoso ritratto, vestito da Cardinale, in cui  è colta potentemente la sua personalità: seduto in una posa piena di dignità e di fermezza miste a gentilezza, sembra guardarci, con lo sguardo benevolo ed umile di un Santo. 


Col passar del tempo si indeboliva e la salute diminuiva. Non riusciva più a scrivere e poi nemmeno a leggere, ma continuò a dettare le lettere. Egli fu costretto a declinare molti inviti, ma quando seppe di un suo vecchio allievo, in passato non credente, che stava morendo, viaggiò fino a Oxford per stargli vicino nel momento del trapasso.

Rimase inoltre padrone delle sue facoltà mentali fino all’ultimo e pubblicò ancora un importante saggio sull’ispirazione della Bibbia. Venne un giorno a fargli visita, senza alcuna umiltà, Mons. Ullathorne, in precedenza  vescovo di Birmingham; il cardinal Newman, ben consapevole di essere solo un sacerdote dinanzi a un successore degli apostoli,  si inginocchiò per ricevere la benedizione del Vescovo. Questi rimase così colpito dall’incontro che scrisse: “La sua presenza mi ha annientato: c’è un santo in quell’uomo!” 

Fino all’ultimo poi fu pieno di carità. Pochi mesi prima della sua morte seppe che  alcune operaie cattoliche in una vicina fabbrica, erano costrette dai proprietari Quaccheri a partecipare alla quotidiana istruzione religiosa quacchera.  Un freddo giorno di novembre nonostante ci fosse la neve, si fece portare a incontrare i responsabili e il principale, per parlare in difesa della loro libertà di coscienza; fu così convincente che alle operaie cattoliche fu concessa una stanza, perché potessero recitare le loro preghiere. Tornando confidò al suo segretario: “Se posso ancora fare cose come questa, sono ben contento di vivere ancora”.

Il giorno di Natale del 1890,  il Cardinal Newman celebrò la sua ultima Santa Messa in pubblico. Quanto aveva amato questa celebrazione! Ben sapeva che il Signore veniva sull’altare in ogni Messa, che non riusciva più a celebrare  tutti i giorni. Capiva che erano vicini la fine della sua vita e l’incontro col suo Creatore e Salvatore;  si avvicinavano il Giudizio di Dio e poi un giorno, grazie alla Sua misericordia, il Paradiso.

Il 9 agosto 1891 il Cardinal  Newman andò stanco nella sua stanza per coricarsi e salutò il suo assistente con poche parole, ma con uno sguardo pieno di affetto e gratitudine, come se presentisse la fine. Il giorno dopo perse conoscenza  e l’11 agosto alle 9 di sera spirò.  Una settimana dopo vennero celebrati a Birmingham i funerali, secondo le istruzioni da lui lasciate con la precisione consueta.


Volle essere sepolto nella tomba accanto al suo migliore amico Fra’ Ambrose St. John. 
Il drappo che copriva la bara riportava il suo motto da cardinale: cor ad cor loquitur (il cuore parla al cuore) sulla tomba è incisa la frase: ex umbris et imaginibus in veritatem (dalle ombre del dubbio e dell’errore alla verità), superba sintesi del suo sofferto itinerario spirituale.





(Alla scoperta di Newman 13 – continua)

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