26.7.11

Medio Oriente - fine dei cristiani?


 3 novembre 2010
Medio Oriente - fine dei cristiani?
incontro con Rodolfo Casadei, giornalista, inviato di “Tempi” in Medio Oriente.



Sul volantino d'invito una foto che strazia il cuore: un prete iracheno dal volto dolente su uno sfondo di macerie e rovine: la sua chiesa distrutta. Li accanto, alcune persone che sembrano estranee, se non ostili: "Vattene via, uomo della croce!".

Papa Benedetto non cessa di lanciare appelli al mondo, la Chiesa italiana ha proclamato una giornata di preghiera domenica 21 novembre 2010. Si tratta di una situazione che dura da troppo tempo: le persecuzioni dei cristiani 'in Medio Oriente, soprattutto in Iraq.

Il neonato Centro Culturale di Cernusco, intitolato a John Henry Newman recentemente beatificato, non poteva essere indifferente a questo vero e proprio "buco nero" dell'informazione e dell'attenzione mediatica. Martedì 23 novembre, a ridosso della Giornata nazionale di preghiera, il Centro Culturale ha invitato un testimone d'eccezione, giornalista ed inviato dei settimanale "Tempi" sul teatro della tragica situazione irachena: Rodolfo Casadei. Al Centro Cardinal Colombo lo aspettava un folto gruppo di ascoltatori attenti e commossi.

Casadei è spesso invitato ad incontri come quello di Cernusco, e deve di solito vincere l'incredulità degli ascoltatori sull'esistenza e sulla gravità delle persecuzioni: purtroppo questa introduzione è stata resa inutile dalla terribile strage dei 31 ottobre scorso a Baghdad, nella chiesa di Nostra Signora dei Perpetuo Soccorso: oltre 50 morti tra cui tre sacerdoti.

Il relatore ha raccontato dei proprii viaggi in Iraq, alla ricerca dei cristiani sotto attacco, e l'affermazione stupefacente è che questi cristiani sono ben coscienti di quello che loro è chiesto oggi: la loro missione è il martirio.
E ha elencato una serie di nomi, ad ogni nome una storia: Mons. Rahho vescovo di Mosul, rapito e lasciato morire; il nuovo giovanissimo vescovo Emil Shamoun Noona, che dice: "Resto qui perché ho visto un gregge senza pastore; il mio compito è insegnare alla gente che non bisogna aver paura di morire. Ma per far questo occorre mostrargli come possono vivere". E poi famiglie emigrate che tornano in Iraq sfidando la morte, giovani ingegneri che entrano in seminario, un profugo in Grecia tornato per essere monaco in Iraq. E con l'aiuto di immagini riprese personalmente, ecco i volti di eroici testimoni feriali, quotidiani: facce comuni, semplici, uomini e donne umili.

E' questa la speranza della domanda dei volantino (C'è ancora una speranza? c'è speranza per noi; se oggi è possibile rendere testimonianza a Cristo in questo modo, allora è possibile anche per noi, è possibile cambiare se dei semplici ed umili cristiani in Iraq possono convertirsi fino al punto da dare la vita per Cristo.

Certo - il dibattito successivo lo ha documentato - non è possibile rassegnarsi all'offensiva estremista degli islamici jihadisti, che vogliono spazzare via ogni differenza rispetto al proprio progetto totalitario; certo sul piano internazionale questa vera e propria "pulizia etnica" non può restare impunita; certo la situazione politica locale resta un intrico complicatissimo che richiede sforzi e tentativi appassionati e geniali. 

Certo I' "assordante silenzio" dell'Occidente, imbarazzato di fronte a una Chiesa vittima e non "carnefice" secondo il luogo comune illuminista, impone una seria opera di controinformazione. Resta tuttavia la bellezza, il tesoro di questa testimonianza luminosa, che ci aiuta a riscoprire la nostra fede nelle circostanze sicuramente meno sanguinose della nostra vita qui, ora.

di Enrico Leonardi, pubblicato su "Voce Amica" -  dicembre 2010



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